16 Mar Essere padri oggi: riflessioni tra fatiche, rivoluzioni e pandemie
“Non è difficile diventare padre. Essere un padre, questo è difficile.”
IL POTERE DELLA PATERNITA’
Per troppo tempo siamo stati abituati ad uno stereotipo di figura paterna “assente”, deliberatamente negligente rispetto agli obblighi della paternità. Una figura paterna a cui è consentito delegare gran parte della gestione dei figli alla madre. Assente da casa (soprattutto per lavoro, ma non solo) arrivando a non pagare gli alimenti o addirittura non riconoscere i propri figli.
Sembra che gli uomini si siano finalmente resi conto che esistono altri aspetti importanti oltre al potere tradizionale. Il “potere” può essere gestito anche in altri modi: SI STA SCOPRENDO IL POTERE DELLA PATERNITA’!
Un po’ di storia
La distanza dell’uomo dalla nascita e dall’accudimento del figlio rintraccia le sue motivazioni in situazioni sociologiche e culturali antiche: l’uomo era l’unica fonte di sostentamento della famiglia.
Era costretto, a causa del lavoro, a restare lontano da casa per la maggior parte della giornata. Era colui che detto in parole povere, “portava a casa il pane”.
Inoltre, per definizione, la gravidanza e l’accudimento dei figli erano ritenuti un “affare da donne”, in cui l’uomo non si sentiva e non veniva coinvolto. Al padre si riconosceva esclusivamente il ruolo di educare il figlio, quando poteva contare sulla comunicazione verbale!
Sentirsi padre
Questa trasformazione culturale, implica che questo cambiamento non si realizzi solo in termini quantitativi ma anche qualitativi. E’ necessaria a questo punto una distinzione fra ESSERE PADRE, riconoscimento di funzioni e responsabilità, e il SENTIRSI PADRE, che si riferisce alla percezione emotiva della paternità, alla capacità di costruirsi un’immagine di padre accanto al proprio bambino.
Sembra proprio che questa capacità sia strettamente legata alla possibilità di avere un’interazione precoce con il proprio bambino, soprattutto quando si incoraggia un contatto fisico con il proprio figlio. Una sorta di PREOCCUPAZIONE PATERNA PRIMARIA (per rifarsi alla definizione di D.Winnicott). Un legame affettivo denso e coinvolgente che permette al padre, così come alla madre, di rispondere adeguatamente ai bisogni del proprio bambino.
Per favorire questo riconoscimento del ruolo paterno è importante che l’uomo abbia la possibilità di avviare la relazione padre-figlio già durante la gravidanza. Aiutandolo e incoraggiandolo ad accogliere tutti quegli aspetti che abitualmente vengono ritenuti fragili, deboli e tipicamente femminili.
La paternità oggi
Sappiamo che quest’ultimo aspetto, in questo anno di pandemia, non è sempre stato possibile. Anzi, spesso è stato negato a causa delle restrizioni: i padri sono stati tenuti fuori da ecografie, controlli, incontri con i medici, ecc… perdendo così elementi di condivisione emotiva con la propria partner molto importanti e difficilmente recuperabili.
Viceversa, molti padri si sono riscoperti, proprio in questi mesi per le nuove esigenze che lo smart working, e la didattica a distanza, hanno imposto a molti di noi. Si sta assistendo quindi ad un maggiore coinvolgimento e un’intercambiabilità delle mansioni, che va al di là delle differenze di genere a cui siamo tradizionalmente abituati.
Alla rigida divisione dei ruoli domestici e pubblici, tipica della società patriarcale, si è sostituito un modello di gestione delle mansioni domestiche e dei figli più consono allo stile di vita contemporaneo, lavatrici e panni da stendere compresi!
…..anche se – e non lo dico in quanto donna ma perché è la realtà! – non si può negare che in molte famiglie italiane il peso maggiore continua a ricadere sulla donna.
Padri, fatevi avanti! Abbiamo bisogno del vostro aiuto… e i vostri bambini non di meno!