Kintsugi e Psicoterapia

Kintsugi e Psicoterapia:

Quando le cicatrici della nostra vita possono essere abbellite con l’oro

 

kintsugi e psicoterapia che cosa hanno in comune?

In Giappone, quando un vaso di ceramica si rompe, lo si ripara con l’oro, lo si abbellisce, perche da quella rottura, puo nascere un vaso ancora piu bello, ancora piu ricco. Questa antica forma d’arte giapponese si chiama “Kintsugi“.

La storia ci racconta che lo Shogun Ashikaga Yoshimasa (1358-1408) ruppe la sua tazza da the’ preferita, e decise quindi di farla riparare dai suoi artigiani, ma quando gli fu restituita le riparazioni fatte gli sembrarono brutte e troppo evidenti. Cosi’ fece mettere appunto una nuova tecnica per le riparazioni su ceramica, e fu cosi’ che nacque il Kintsugi: cio’ che si rompe, diventa quindi una bellissima opera d’arte.

Lo scopo delle riparazioni eseguite con questa tecnica non è quello di nascondere il danno, ma di enfatizzarlo, incorporandolo nell’estetica dell’oggetto riparato che in tal modo diventa, dal punto di vista artistico, “migliore del nuovo”.

Rispetto all’oggetto nuovo, infatti, l’oggetto riparato è più prezioso, sia per la presenza dell’oro o dell’argento, sia per la sua unicità, una volta che è passato per le mani sapienti dell’artista che ha eseguito la riparazione. La filosofia dietro la tecnica è non nascondere la storia dell’oggetto, ma enfatizzarla tramite la riparazione.

E così come in questa bellissima arte antica giapponese, nel percoso di psicoterapia, quando si deve affrontare qualcosa che si “rompe” dentro, il paziente non solo acquisisce una nuova consapevolezza della sua ferita, della sua rottura, del suo pezzo mancante, ma si dà la possbilità di ricucire tale dolore con degli elementi preziosi di cui mai aveva preso coscenza, che mai prima di allora, poteva senire possibili dentro di sè. Ed accade la magia di questa nuova creazione di sè, di questa alternativa preziosa. Nel componimento artistico di una psicoterapia, lo psicologo porta il paziente a:

  • imparare ad accettare il cambiamento, rendendo cosi’ possibile una nuova e inaspettata opportunita’ di crescita
  • comprendere che il dolore e la sofferenza fanno parte della vita, e se impariamo a sentirlo e a riconoscerlo, ci dice che si è vivi.
  • capire che elaborare una ferita è un procedimento lento, e che necessita di cura e pazienza; non ce ne dobbiamo vergognare o tentare di nasconderla, ma riconoscerla e imparare ad abbracciare quel danno, quella rottura, per trasformarci nella nostra opera d’arte rinnovata e impreziosita.

Cominciare un percoso di psicoterpia quindi, è come aprirsi alla possibilità di darsi una nuova forma, un’alternativa che renda per noi accessibile la bellezza delle nostre cicatrici.

Dr.ssa Francesca Brancolini

Psicologa- Psicoterapeuta