Consigli per un Natale (im)perfetto

Natale: c’è chi lo ama e chi lo odia

 

Come canta Brunori Sas:
“Quest’anno a Natale volevo scappare. Non ero più un grado di sopportare mia moglie che puzzava
di brodo vegetale […]. E’ che spesso a Natale mi viene il magone con le luci, il presepe e tutte quelle persone. Con i pacchi dei regali, con le facce tutte uguali, col boccone sempre in bocca come un branco di maiali. E pensare com’era bella questa notte 30 anni fa, alla luce di un’altra stella, alla luce di un’altra età”

Perché ci sono persone che amano tantissimo il Natale e altre, come il Grinch, che avrebbero bisogno di un sedativo per affrontare l’incubo delle feste?
Be’ le differenze individuali dipendono da tantissimi fattori, è difficile generalizzare.

 

I modelli Operativi Interni

 

Potremmo però trovare una possibile risposta agganciandoci a ciò che Bowlby definisce Modelli Operativi Interni.
Secondo quest’ultimo infatti le rappresentazioni mentali degli altri e dell’ambiente intorno a noi dipendono primariamente dalle esperienze che abbiamo vissuto nella prima infanzia.
Questo influenzerà il nostro modo di affrontare il mondo e le relazioni che avremo da adulti.
Inoltre I Modelli Operativi Interni tenderanno a rimanere stabili a meno che non intervengano nuove e significative esperienze in grado di modificarli.

Ne consegue che chi ha sperimentato ricordi affettivamente caldi legati al Natale, caratterizzati ad esempio dalla presenza costante e affettuosa delle figure di riferimento, che probabilmente hanno accolto le nostre richieste (mamma ci ha fatto trovare sotto l’albero la macchina di Batman che desideravamo con tutte le nostre forze, papà si è messo ai fornelli e ha preparato i tortellini che ci piacciono tanto) ma anche da una rete familiare gioiosa e non ingombrante, tendano a vedere e a vivere il periodo delle feste Natalizie come un periodo positivo e gioioso.

Al contrario, alcuni di noi potrebbero aver sperimentato cosa vuol dire inaccessibilità e assenza di una figura di attaccamento, non necessariamente a lungo termine ma anche in riferimento ad un determinato periodo di tempo, quale potrebbero essere quello delle feste che, per tradizione, si celebrano in famiglia.
Potremmo inoltre associare il Natale a un evento brutto che nel passato si è verificato proprio in questo periodo rovinandone totalmente il clima.
Queste e altre dinamiche potrebbero quindi trasformare il Natale da momento di gioia e pienezza a momento in cui l’elettricità e l’ansia sono nell’aria, determinando nel tempo la creazione nella nostra memoria di ricordi emotivamente freddi o addirittura dolorosi legati alle feste che andranno a consolidarsi negli anni a venire, a meno che non intervenga qualcosa o qualcuno in grado di modificarli positivamente, con il calore di un abbraccio o di una carezza.

 

Consigli per un Natale perfetto?

 

Bè forse non esiste il natale perfetto. Nel caso in cui però fossimo affetti dalla “Grinch Syndrome” potremmo provare a costruire il nostro natale, fatto delle cose che piacciono a noi.
Utilizziamo cioè il Natale come momento per volerci bene, fa niente se non vogliamo stare sotto l’albero a scartare i regali con tutto il parentame; facciamo un bel viaggio, andiamo alle terme a rilassarci un po’, diamo cibo e compagnia ai cagnolini randagi ospiti di un canile…
Cerchiamo di creare in autonomia l’esperienza in grado di modificare favorevolmente il nostro Modello Operativo Interno.
E Buon Natale!!

 

Dott.ssa Cristina Bellucci Psicologa-Psicoterapeuta

 

. Bowlby, J. (1973). La separazione dalla madre. Torino: Boringhieri.
. Anche a te e famiglia..! La psicologia del Natale. Emanuela Fici. Cultura emotiva